“Pronto” è l’espressione tipicamente italiana che si usa per rispondere al telefono, fisso o mobile non fa differenza. Ma ci siamo mai chiesti quali siano l’origine e il significato di questa parola d’ordine?
Il telefono, e soprattutto il telefonino, sono ormai entrati a far parte della vita di miliardo di persone. Si tratta di uno strumento fondamentale (e spesso e indispensabile) per comunicare e tenersi in contatti anche con chi è lontano o lontanissimo. Fra le “usanze” legate al telefono alle nostre latitudini c’è quella di rispondere “pronto” ogni volta che si alza la cornetta o si seleziona il tasto verde. Come mai?
Su questo argomento sono state avanzate numerose ipotesi, più o meno fondate. Alcune di esse sono davvero curiose e sorprendenti. Del resto, quello del “pronto” è un vezzo tutto italiano: gli inglesi, i turchi, i russi e tanti altri rispondono con un semplice “Ciao”! Vediamo insieme la teoria più accreditata.
Come accennato, sulle motivazioni del “pronto” non è possibile dare una risposta certa, ma si sono formulate varie ipotesi. La più convincente fa risalire l’usanza ai primissimi tempi della telefonia, quando tutti i collegamenti venivano effettuati tramite l’operatore, un po’ come accadeva per le interurbane ancora fino al 1970. L’abbonato si metteva in contatto con le centraliniste, le quali tentavano di prendere la linea e poi avvertivano l’abbonato quando il collegamento era pronto. Da qui probabilmente l’uso di introdurre la conversazione con un “pronto”.
Stando a una seconda ipotesi, invece, l’uso di rispondere “pronto” risale ad abitudini militari. I primi utenti del telefono infatti furono gli uomini dell’esercito, i poliziotti e pompieri: il primissimo collegamento telefonico a Milano avvenne proprio fra il Municipio e la caserma dei pompieri: il “pronto” stava ad indicare che la squadra antincendio era pronta a intervenire. Di qui il tono un po’ brusco e perentorio dell’espressione.
Altra curiosità: come mai anche le donne rispondano al telefono dicendo “pronto” e non “pronta”. Qualcuno ha parlato di un uso sessista della lingua, come a voler insinuare che la tecnologia sia prerogativa esclusiva degli uomini. Forse, chissà, come con “ministra” e “assessora” un giorno cambierà anche questa abitudine…
Intanto, con la telefonia mobile si ricorre sempre meno alla risposta “pronto”: se dal nome o numero sul display sappiamo in anticipo chi ci sta chiamando, tendiamo a salutare subito nel modo più appropriato (con il nome di chi ci sta chiamando o con un “Ehi”, “Ciao”, “Eccoti”…) senza dover ricorrere a una formula convenzionale in attesa di scoprire l’identità dell’interlocutore.
Certo è che il nostro “pronto” si differenzia nettamente rispetto l’anglosassone “hallo”, per non parlare degli svizzeri, che rispondono al telefono usando il proprio cognome. Ed è senz’altro un’espressione efficace, in quanto comunica la nostra prontezza ad ascoltare l’interlocutore dall’altra parte del telefono.
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