L’intelligenza artificiale potrebbe mettere a rischio l’impiego di molti lavoratori. Ecco quali potrebbero essere le categorie più colpite.
Lo sviluppo tecnologico porta con sé, come si sa, rivoluzioni sociali positive e negative. Se da un lato la messa a punto di sistemi robotici in grado di riprodurre l’azione umana possono migliorare la nostra qualità della vita (si pensi ad esempio ai macchinari super tecnologici utilizzati per le operazioni chirurgiche), dall’altro i rischi per il mondo del lavoro non sono trascurabili.
Un interessante studio di Unicusano, realizzato sui dati dell’Ipsoa, rivela che il mercato mondiale dei dispositivi dotati di intelligenza artificiale è cresciuto fino a raggiungere i 62,4 miliardi di dollari. Una crescita esponenziale che con ogni probabilità non farà che aumentare con il trascorrere del tempo (fino a raggiungere i 300 miliardi). E questo mette verosimilmente a rischio diversi impieghi nel mondo del lavoro che potrebbero essere ricoperti, in un futuro non troppo lontano, da macchine. Ecco quali mestieri sono più a rischio.
I mestieri considerati più a rischio in seguito alla lenta ma inesorabile introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro solo i copywriter, gli insegnanti, i traduttori, i programmatori, i marketer e i ricercatori. Figure che potrebbero essere più facilmente “rimpiazzate” a causa del perfezionamento degli algoritmi delle macchine del futuro.
C’è da dire che questo inesorabile incedere verso la tecnologizzazione della società in Italia (e in Giappone) è molto, molto più lento rispetto agli altri Paesi. Secondo le stime presentate nel rapporto di Unicusano, soltanto 6 aziende su 10 in Italia stanno facendo progressi nell’ambito dell’intelligenza artificiale in vari settori, tra cui quelli finanziario, dei servizi pubblici e del retail.
Una lentezza che, però pare stia per essere superata. Nel 2024 per l’Italia si attende una crescita del 41,4% in ambito imprenditoriale. Sono molte, infatti, le aziende che stanno cominciando a investire nel mondo dell’A.I., nonostante la riluttanza iniziale. Tuttavia, secondo le stime recenti solo il 40% degli italiani degli italiani si fida davvero dell’intelligenza artificiale, forse vista dai più come un potenziale danno agli equilibri della società. Perlomeno di quella che conosciamo.
Preoccupazioni che non sono del tutto prive di fondamento. Secondo Unicusano, infatti, tra sette anni l’automazione del lavoro porterà alla perdita di circa 73 milioni posti di lavoro. Una previsione che ha sicuramente raggelato molti lavoratori. Eppure va detto che per il 60% degli italiani le innovazioni nel mondo dell’intelligenza artificiale renderanno la società più florida e funzionante. Sembra comunque che non dovremo aspettare molto per scoprirlo…
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