La corsa al green dei Big Tech, all’eco-sostenibilità e al BIO, a una visione differente del nostro mondo dilaniato dal cambiamento climatico non basta.
Per quanto si stia facendo, la situazione è sempre di emergenza, l’inquinamento atmosferico resta una delle principali cause di morte in tutto il mondo. L’Italia non sarà uno dei paesi con la più alta percentuale di smog nel mondo, ma questo non vuol dire che possiamo dormire sonni tranquilli.
Secondo gli ultimi report di Smart Air di fine 2022, Afghanistan, Myanmar, Mongolia, Ghana e Libano, Nigeria e Vietnam, Monaco e Bangladesh rappresentano le nazioni con più alta percentuale di smog, a livello globale, con l’Egitto che chiude la top ten. L’Italia è fuori dai primi venticinque paesi più inquinati al mondo. Un magro contentino, un palliativo.
Già, ci sono altri dati, più inerenti allo Stivale che evidenziano che ci sono ben 72 città italiane fuori i parametri dati dall’emergenza smog. E, un po’ a sorpresa non solo soltanto le metropoli, non tutte a preoccupare.
Chi preoccupa di più: le città più inquinate
Fra le grandi città soltanto Milano, Torino e, volendo anche Venezia che sarà pure una città meravigliosa e conosciuta in tutto il mondo ma non è una metropoli, preoccupano tantissimo. Le altre sono prevalentemente città del nord: da Asti a Modena, passando per Padova. Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, situazione ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2.
Tante le campagne itineranti di Legambiente, ma seppur la situazione non sia disastrosa, il trend continua a essere negativo. “Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili – l’alert di Legambiente – serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali”. Ma come? L’associazione ambientalista italiana erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e in tutto il mondo occidentale nella seconda metà degli anni settanta, ha dettato la via de seguire. Il punto di partenza è l’aumento delle zone a emissioni zero, puntando sulle tante aziende che hanno iniziato a percorrere questo lungo cammino.
La riduzione dello smog passa inevitabilmente per dei divieti nelle città, come quello di superare i 30 km all’ora, nonostante l’ira di molti conducenti, soprattutto quelli perennemente in ritardo, fino ad arrivare alle soluzioni del car-sharing, ma anche biciclette green, motorini e per ultimi quei monopattini che qualche preoccupazione la destano sempre. E qui lo smog non c’entra, ma questa è un’altra storia.