“Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”, disse Mussolini a proposito di Edda. Ecco la verità sulla signora Ciano.
Nella cornice della programmazione televisiva e delle piattaforme pensata per la Giornata della Memoria 2023, Rai 3 propone il film Quei due: Edda e Galeazzo Ciano, diretto da Wilma Labate, con Simone Liberati e Silvia D’Amico, che racconta la contraddittoria e intensa vicenda della figlia di Benito Mussolini e di suo marito.
Edda e Galeazzo Ciano sono due personaggi che, partendo da una posizione privilegiata, a modo loro sono stati travolti dai tragici eventi del secolo scorso. La coppia è passata dalla mondanità ai tradimenti a incarichi politici di enormi responsabilità, fino a un terribile epilogo. Ripercorriamo in particolare la storia di Edda Ciano.
Edda Mussolini, vedova Ciano, Contessa di Cortellazzo e Buccari, nasce a Forlì il 1º settembre 1910: è la prima dei cinque figli di Benito Mussolini e Rachele Guidi, che in quel momento non erano sposati in ossequio alle idee anarco-socialiste del futuro Duce. La neonata viene dunque registrata come figlia illegittima, con l’indicazione “N.N.” al posto del nome materno. Di qui poi nascere la leggenda (sfruttata anche a scopi politici) secondo cui la madre sarebbe stata Angelica Balabanoff, una militante socialista di origine ebreo russa che ebbe una relazione con Mussolini quando entrambi erano esuli in Svizzera.
Il 24 aprile 1930, presso la Chiesa di San Giuseppe a via Nomentana a Roma, Edda sposa Gian Galeazzo Ciano, da cui avrà tre figli: Fabrizio (“Ciccino”) nato nel 1931, morto nel 2008 in Costa Rica, Raimonda (“Dindina”) nata nel 1933 e morta nel 1998 e Marzio (“Mowgli)” nato nel 1937 e morto nel 1974. Il matrimonio segna l’inizio dell’inarrestabile ascesa politica del marito come “delfino” di Mussolini: dopo una parentesi in diplomazia, Ciano diventa prima sottosegretario alla Stampa e propaganda e poi ministro degli Esteri.
Durante il regime Fascista Edda viene insignita della medaglia di bronzo al valor militare per l’opera di assistenza prestata durante la prima fase della seconda guerra mondiale come crocerossina. Da filotedesca appoggerà sempre le posizioni del padre sulla guerra, a differenza del consorte. Ma la sua personalità intraprendente e irrequieta, con comportamenti da lei stessa poi definiti “da maschiaccio”, la porterà non di rado a scontrarsi col potente genitore, che un giorno avrebbe detto: “Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non riuscirò mai a sottomettere mia figlia”.
Col suo carattere indomito Edda sarà costretta ad abbandonare il collegio delle signorine “bene” di Poggio Imperiale, e diventa una delle prime donne a portare i pantaloni e il bikini, mentre da adulta tradisce – ricambiata – il marito, fuma e gioca d’azzardo. La loro vita cambia irrimediabilmente quando, nella notte del Gran consiglio del 25 luglio 1943, Ciano vota l’Ordine del giorno Grandi di sfiducia a Mussolini, che porterà all’arresto del suocero e alla nomina di Badoglio. Il regime fascista repubblicano, ristabilito dall’esercito tedesco che aveva occupato l’Italia, accuserà Galeazzo Ciano di alto tradimento. Inizia così il calvario di Edda, impegnata in una dura battaglia solitaria per salvare la vita del marito, cercando di barattarla con i famosi Diari tenuti da quest’ultimo, fortemente critici verso la Germania. Il rapporto di Edda con i suoi genitori si spezza definitivamente. L’11 gennaio 1944 Ciano viene fucilato. Dopo una serie di sistemazioni di fortuna, Edda espatria clandestinamente con i figli in Svizzera; utilizzando nomi e documenti falsi.
A guerra conclusa, Edda Ciano viene condannata a due anni di confino sull’isola di Lipari, ma un anno più tardi beneficia dell’amnistia promulgata da Palmiro Togliatti, allora ministro della giustizia, e si ricongiunge ai figli. Infine si ritira a Capri, alternando la permanenza nella sua villa con quella nella casa romana. Solo in punto di morte, Edda dichiarerà di aver perdonato il padre per non aver potuto o voluto salvargli la vita. E sulla madre dirà: “Lei ha difeso il suo uomo, io ho difeso il mio”. Edda Ciano muore a Roma l’8 aprile 1995 a 84 anni per una grave infezione renale per cui era ricoverata da tempo. E’ sepolta a Livorno, nel Cimitero della Purificazione, accanto al marito.
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