Sono quattro gli indagati dalla Procura di Palermo per il suicidio della ragazza, avvenuto nel 2017. L’annuncio sui social. prima del gesto estremo, è straziante.
I fatti risalgono al 2017. Il corpo senza vita della ragazza venne ritrovato il 18 maggio alla Rupe Atenea di Agrigento. Si era lanciata nel vuoto, lasciando attoniti amici e familiari. Prima di togliersi la vita Alice Schembri, questo il nome della giovane, aveva sfogato in un post apparso sui social tutta la sua disperazione. «Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando». Un suicidio annunciato, che nessuno è riuscito ad evitare. Per un anno le motivazioni dietro la scelta della ragazza sono rimaste avvolte nel mistero, la Procura aveva persino deciso di archiviare il caso. Ma si poteva lasciare senza risposta lo strazio di una famiglia e di una comunità intera? La risposta è sicuramente no. E infatti le indagini della squadra mobile di Agrigento sono proseguite. E inquietanti particolari sono emersi, tanto da portare quattro persone al centro dell’inchiesta.
Ripresa in un video scioccante durante la violenza di gruppo, non ha retto al dolore e alla vergogna
Gli indagati per il suicidio di Alice sono quattro ragazzi, due ancora minorenni all’epoca dei fatti. La ragazza, a quanto si apprende, a soli quindici anni era stata costretta a subire una violenza sessuale dai quattro, dopo che l’avevano fatta ubriacare approfittando della sua ingenuità e della fiducia che aveva riposto sopratutto, a quanto pare, in uno di loro, suo fidanzatino. Durante gli accertamenti degli inquirenti è venuto alla luce un video, girato dagli aguzzini durante lo stupro della giovane e poi condiviso tra i coetanei. Proprio grazie a queste immagini strazianti si è potuto non solo identificare i responsabili, ma anche accertare la ribellione di Alice che li ha implorati di lasciarla andare: “non posso, non voglio! Vi prego, mi sento male. Mi ucciderò!” urlava la ragazzina.
Al dolore della violenza subìta quindi si era aggiunta anche la vergogna per quelle immagini che avevano fatto il giro della comunità agrigentina facendo sprofondare la vittima in uno stato di prostrazione divenuto insopportabile. “Ho provato a conviverci” si legge ancora sul suo ultimo post ” e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai. Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”.
Ai quattro ragazzi coinvolti nelle indagini, la Procura ha contestato quindi non solo il reato di violenza sessuale di gruppo ai danni di una minorenne, ma anche la produzione di materiale pedopornografico. Si attendono quindi altri ulteriori sviluppi perché venga fatta finalmente giustizia per una vita così drammaticamente spezzata.