È il caso giudiziario degli ultimi giorni. Il Governo è al momento irremovibile sul destino dell’anarchico Alfredo Cospito che si sarebbe macchiato di gravissimi crimini.
Come spesso accade, su questi temi, il dibattito in Italia è molto polarizzato. Tra chi vuole utilizzare sempre comunque il pugno duro e chi, invece, guarda alla detenzione in carcere attraverso i filtri della Costituzione, che ne sanciscono la funzione rieducativa. In questi giorni, il soggetto che sta facendo scontrare le forze politiche ha un nome e un cognome: Alfredo Cospito.
Semisconosciuto per la maggior parte degli italiani, in queste settimane è diventato famosissimo per il suo sciopero della fame che sta rimettendo in discussione la legittimità del 41bis (il carcere duro riservato a mafiosi e terroristi) e lo sta ponendo, stando a quanto dichiarano i suoi legali, in grave pericolo di vita.
Eppure, Alfredo Cospito è tutt’altro che uno sconosciuto. E’ ritenuto dagli inquirenti, infatti, uno degli elementi di spicco del mondo anarchico torinese. Lui che è nato a Pescara nel 1967 ma che, da anni, vive nel capoluogo piemontese. E, infatti, il suo nome entra ed esce dalle inchieste sull’insurrezionalismo da quasi trent’anni ormai.
Cospito è in carcere già da 10 anni per la gambizzazione, nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Un attentato rivendicato dal Nucleo Olga della Fai con una lettera inviata al Corriere della Sera. Ma da 100 giorni circa ha messo in atto uno sciopero della fame opponendosi al regime di carcere duro cui è sottoposto. Insieme alla compagna Anna Beniamino (detenuta nel carcere di Rebibbia) avrebbe creato un gruppo di anarchici che avrebbe messo in atto diversi atti terroristici.
Che ne sarà di Cospito?
Proprio in seguito alla sua protesta, Cospito è stato trasferito dalla Sardegna, dove era detenuto, al carcere milanese di Opera, dove potrebbe essere assistito meglio. Ma nelle ultime ore avrebbe anche smesso di assumere gli integratori necessari per il suo sostentamento e le sue condizioni starebbero peggiorando rapidamente. Il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha fin qui mantenuto la barra dritta, sostenendo di non voler cedere ad alcun ricatto da parte dei terroristi.
Perché questo è Alfredo Cospito per una parte politica. Si tratta, peraltro, del primo anarchico a finire in regime di 41 bis. Durante la sua detenzione, infatti, è stato raggiunto anche dall’accusa di essere responsabile dell’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni che solo per una fortunata coincidenza del destino non provocheranno morti. Ma che costeranno a Cospito la condanna all’ergastolo ostativo, quello, cioè, che non permette di beneficiare di alcuno sconto di pena.
Sul tema, peraltro, è tuttora in atto un caso giudiziario, con la Corte Costituzionale che sta esaminando la legittimità del provvedimento. Ma, nel frattempo, Cospito a messo in scena questa protesta. Se il centrodestra, infatti, sembra essere irremovibile, posizioni più malleabili appaiono trasparire da altre forze politiche. Le settimane che verranno saranno decisive per delineare il destino di Alfredo Cospito: il 7 marzo, infatti, è fissata l’udienza per decidere sulla revoca o meno del carcere duro nei suoi confronti.