In italiano esistono quattro parole magiche. Il loro significato lo si intende dal contesto, ma possono indicare sé stesse e il proprio contrario: eccole
Si sente spesso dire che l’italiano sia una lingua difficile, soprattutto se comparata ad altre come l’inglese. In italiano, infatti, abbiamo il femminile e il maschile, cosa che in inglese manca totalmente: questo influenza sulla coniugazione di aggettivi, verbi e articoli, che cambiano a seconda del proprio genere. Inoltre, infinite sono le irregolarità: per noi che siamo madrelingua sono scontate, ma impararle da zero è difficilissimo.
Se quindi, da un lato, la nostra è una lingua piuttosto complicata, soprattutto se la si vuole imparare correttamente, dall’altra ha una vastità lessicale che ha consentito ai poeti e agli scrittori di regalare alla nostra letteratura opere meravigliose. Le parole della lingua italiana sono tantissime e coprono un’infinità di sfumature di significato. Ce ne sono quattro, poi, che possono indicare sia sé stesse che il proprio contrario: le conoscete? Scopritele subito.
Quando una parola può significare sia sé stessa che il proprio contrario si dice che è enantiosemica: per quanto all’apparenza sembri un’eventualità assai rara, in realtà nella nostra lingua ne esistono ben quattro. Si tratta di parole che usiamo comunemente, fin da quando siamo bambini: eccole tutte.
La prima è “feriale“. Con questo aggettivo, infatti, si indica sia un periodo feriale, quindi festivo e non lavorativo, che invece un giorno normalmente lavorativo. Fateci caso: noi madrelingua italiani sappiamo usarla perfettamente in entrambe le sue sfumature di significato e ne cogliamo il senso quando viene usata da altri, ma per uno straniero può essere molto difficile.
Anche “ospite” fa parte delle parole enantiosemiche. Da un lato indica infatti chi viene invitato ed ospitato ma, dall’altro, anche chi sta ospitando, mettendo a disposizione la propria casa: in questo caso, la prima accezione è usata più spesso. La terza parola è “pauroso“: con questo aggettivo si indica sia qualcuno che ha paura e timore, sia quel qualcosa che scatena il timore nelle persone.
Infine, la quarta parola è “storia“. Da un lato, questo sostantivo maschile indica un fatto vero: si pensi ai libri di scuola, attraverso cui abbiamo imparato i fatti principali del nostro passato. Dall’altro, però, significa anche qualcosa di inventato: “Non raccontare storie!” diciamo a chi crediamo che stia mentendo. Avevate mai riflettuto sulle sfumature di queste parole?
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